Mi è stato insegnato che il guinzaglio rappresenta un collegamento emotivo tra il proprietario e il cane. Non avevo ancora capito la profondità di questa frase fino a quando non ci sono inciampata dentro.

 

Io amo andare a passeggio con Bulla, il mio cane. Spesso andiamo in città e quindi lei è al guinzaglio. Amo stare con lei, fare i vari servizietti, camminare a passo di lumaca (lei deve analizzare ogni singolo centimetro a portata di naso). La sua andatura mi rilassa tantissimo. Mi divertono le sue strane facce e i suoi modi buffi di fare. Ci intendiamo alla perfezione. Quando si ferma e fissa un punto da qualche parte della strada, so che vuole dirmi “Hey, andiamo la! Ho visto una cosa bellissima!”. Lei mi parla, mi chiede di attraversare la strada quando superiamo il confine dei  randagi di zona. Si distende a terra se c’è una pipì interessante ed io sto proseguendo, impedendole di analizzare minuziosamente quella traccia. Io adoro i suoi modi di fare.

 

Ma quando sono nervosa, tutto questo per me diventa un incubo.

 

guinzaglio

 

In quei momenti le sue pause, i suoi interessi e le sue richieste diventano per me insopportabili. Ciò che normalmente mi intenerisce, mi indispone. E allora, invece di sorriderle come sempre faccio, mi incupisco. A volte tiro al guinzaglio e le chiedo di abbandonare la sua naturale lentezza perché quel giorno tutto vorrei fare meno che camminare.

 

Lei, poverina, si trova solo di fronte ad a me che improvvisamente non accolgo più di ciò che lei è. Mi rivolto contro quando normalmente tutto ciò che fa è ben accetto.

 

Mi guarda con occhi confusi e mi chiede silenziosamente di essere più gentile.

 

La sua passeggiata è condizionata dal mio umore: se io sono felice, sarà una bellissima passeggiata; se sono arrabbiata o nervosa, sarà un momento di scontro.

 

È per questo che per essere felice, un cane ha bisogno di un proprietario felice.

 

Se siamo contenti siamo naturalmente più pazienti, più accomodanti, più gentili, più allegri, più disponibili, più leggeri e qualsiasi cosa il cane faccia che a noi non piace, sarà vissuto morbidamente, senza scenate né inutili maltrattamenti, semmai cercando una soluzione compassionevole.

 

Se siamo nervosi tendiamo a sfogare la rabbia o la frustrazione sul nostro cane che “non riesce a capire che proprio oggi non è il caso di fare così”. È chiaro che la maggior parte delle volte il cane avrà lo stesso atteggiamento di sempre, ma siamo noi ad essere irritabili e a non sopportarlo. E quindi scattiamo, lo strattoniamo al guinzaglio, a volte addirittura possiamo allungare le mani.

 

Credo che migliorare l’emotività del proprietario sia fondamentale per migliorare la condizioni del cane: raramente dalla rabbia nasce amore e compassione, è più comune (anzi, è quasi una regola) che la gioia aiuti a comprendere gli altri. Così, lavorando su sé stessi cambiano gli atteggiamenti, si innalza la soglia di tolleranza, si inizia a comprendere il perché delle azioni altrui, si accoglie la diversità come stimolo. E di questo ne beneficia moltissimo chi ci è vicino. E chi ci è più vicino del nostro cane?

 

Quindi, per risolvere un problema del cane potrebbe essere sano e saggio iniziare ad essere più felici noi stessi!

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